Berzeviczy Albert: Gli esuli ungheresi in Italia nella seconda meta del secolo XIX. (Budapest, 1932)
! Gli esuli ungheresi in Italia nella seconda metà del secolo XIX. La più gran parte degli ungheresi, venuti in Italia nella seconda metà del secolo scorso non erano viaggiatori, attratti dal piacere turistico, ma erano uomini, spinti dalle circostanze politiche della loro patria e della terra italiana. Erano raminghi ed esuli, che varcarono il mare o le alpi non con il motto di « Italiam petimus », ma con quello di « patriam fugimus ». Altri li seguono più tardi : fanatici giovani, anelanti avventure ed arditi campioni della libertà, decisi a combattere per la libertà del mondo vaticinata da Petőfi, i quali offrono il loro sangue all’Italia che lotta per la propria libertà ed indipendenza, quando l’ora dell’indipendenza dell’Ungheria non è ancora scoccata. Questi emigranti e questi campioni volontari della libertà italiana rinnovano l’antico legame di' amicizia fra gli Italiani e gli Ungheresi. L’epoca alla quale si riferisce questo saggio è dunque la seconda metà del secolo XIX, e più precisamente l’epoca, che va dal 1848 — cioè dallo scoppio delle rivoluzioni italiana ed ungherese — al 1894, anno della morte di Lodovico Kossuth. La prima figura ungherese che vediamo apparire sul teatro delle comuni lotte per la libertà in Italia, è il barone Ladislao Splém/i„ capitano degli usseri e cognato del generale Guyon, uno dei duci vittoriosi nella guerra per l’indipendenza dell’Ungheria. Causa il suo acceso nazionalismo, egli era venuto a rottura coi suoi colleglli dell’esercito austriaco, aveva chiesto un lungo congedo e si era stabilito all’estero. Si trovava appunto in Italia quando scoppiò la rivoluzione del 1848, e Kossuth, che lo conosceva, lo incaricò confiden- i pl ' r pn ‘ ^ \ tyfcr v,