Berzeviczy Albert: Gli esuli ungheresi in Italia nella seconda meta del secolo XIX. (Budapest, 1932)

4 Alberto Berzevichy l’Austria, la quale dopo molte incertezze aveva finito per unirsi agli avversari della Russia. D’altra parte anche Kossuth, vedendo in un campo il Piemonte e la Francia coll’Austria, attaccava nei suoi ar­ticoli colla più grande violenza l’Imperatore francese, secondo lui, protettore di ogni despostismo in Europa, non curandosi del fatto che il gran fondatore dell’unità italiana, Camillo Cavour, contava per i suoi disegni sull’aiuto dello stesso Napoleone III. Tenuto conto di queste circostanze, si spiega facilmente come Cavour pensasse seriamente alla possibilità di indurre l’Austria, per mezzo di ri­compense in Oriente, a rinunciare spontaneamente alla Lombardia; e dal punto di vista di questa sua politica egli facesse pubblicare nella primavera del 1856 degli articoli nella sua stampa, i quali con­dannavano l’emigrazione ungherese, dichiaravano la necessità dì conservare l’Austria per fronteggiare il pericolo russo, e negavano agli Ungheresi la vocazione di diventare una nazione indipendente. Quando poi al Congresso di Parigi (1856), che liquidò la guerra di Crimea, gli irriducibili contrasti fra Austria e Piemonte appar­vero sempre più evidenti, e risultò evidente che l’Austria mai non avrebbe rinunciato spontaneamente alle sue provincie italiane, — la politica italiana cominciò a ritornare sui propri passi e si ricordò nuovamente dell’emigrazione ungherese, come dii uno dei mezzi per la realizzazione dell’unificazione di tutta l’Italia. Di questo momento favorevole si accorsero due dei capi dell’emi­grazione ungherese, che erano venuti a Torino nel 1856 e 1857, e vi avevano trovato favorevoli accoglienze. Essi erano il generale Gior­gio Klapka, l’eroico difensore della fortezza di Komárom, che aveva ottenuto nel 1819 una resa onorifica dagli Austriaci, ed il conte La­dislao Teleki, uno dei più abili e famosi diplomatici1 dell’Ungheria rivoluzionaria. Purtroppo poco sappiamo delle trattative probabil­mente svolte a Torino da questi illustri Ungheresi; ma l’accordo rag­giunto nel 1859 fra il Governo piemontese e l’emigrazione ungherese ci lascia supporre che fosse stato preparato e negoziato già prima a Torino; tanto più perchè Cavour mandò più tardi a Parigi il suo segretario coll’incarico di abboccarsi con il generale Klapka. D’al­tra parte il fatto che il capo del Governo piemontese aveva trattato con i due politici ungheresi che più tardi dovevano formare con Kos­suth il Direttorio nazionale ungherese, prova che la politica italia­na diffidava ancora allora di Kossuth a causa della sua amicizia con Mazzini e della sua ostilità verso Napoleone III.

Next