Istan Pekary (Arno Galleria d'Arte, Firenze, 1968)

ISTVÁN PEKARY LAJOS VAYER Fra l'Italia e l'Ungheria esiste da secoli un rapporto di reciproca at­trazione. E' un fenomeno di natura particolare, non facilmente definibile. Non basta a spiegarlo la comunanza di santi antichi, di re medioevali, e in tempi più recenti di eroi della libertà. E nemmeno si può trovarne la ragione (i poli opposti si attirano) nellevidente diffdrenza etnica dei due popoli. L’essenza di questa scambievole attrazione — la quale sì rinnova e rinasce ogni volta dopo brevi intervalli di morte apparente — è nei rap­porti culturali: nell’arte che spazia dalla letteratura alla musica, dalla pit­tura alla scultura e all'architettura. E' in questi campi chè con costanza si rivela nel modo più completo la simpatia che unisce i due popoli, influen­zandone con beneficio reciproco le civiltà, pur così lontane geograficamente. Ci furono epoche felici, nel corso di un millennio, in cui i due paesi si fecero dono di ciò che avevano di meglio. L’Ungheria gustò il rinasci­mento italiano prima della Germania e della Francia. E ci furono periodi tristi in cui guerre e conflitti privarono gli uomini di questo bene. Ma ad ogni ritorno della pace riapparvero oltre i due remoti confini gli amba­sciatori della cultura, artisti pellegrini che hanno documentato via via l'amore per le terre che andavano visitando. Cosicché l’Ungheria è consi­derata a buon diritto « il più mediterraneo dei paesi dell'Europa Centrale » e i suoi artisti guardano all'Italia come alla Terra Santa dell'arte. Uno di questi devoti pellegrini o ambasciatori ungheresi in Italia, è da trentanni István Pekáry. Guardando un quadro di Pekáry ci si pone immediatamente un que­sito: è costui un maestro primitivo, un naif, che lavora in semplicità e letizia; o è un pittore furbamente simpatico che si richiama con cosciente arcaismo allo spirito delle grandi tradizioni figurative antiche? Ma è un dilemma che dinanzi alla mostra personale di Pekáry non ha ragion d'essere: anche se è di moda disturbare il godimento dell'arte con simili speculazioni, e di guastare l’armonia che il talento crea. Pekáry, in verità racconta. Racconta come i narratori dei popolo. Racconta come Brueghel, un classico del passato, o come Chagall, un altro santo vecchio del presente. Ormai sessantenne, il nostro pittore racconta vecchie favole con voce giovanile, simile a un giovane contadino ungherese d'oggi, il quale avendo ietto nel suo tempo libero le favole classiche della letteratura mondiale, ne ha estratto con sapienza ciò che aveva valore: ciò che è bello non solo per gli ungheresi ma per i cosmopoliti di tutto il mondo. » I giorni di una favola — si dice in Ungheria — non sono feriali, ma tutti festivi »; e allo stesso modo sono sempre festive le armonie della vita e dell’arte. Il mondo delle forme di Pekáry è una festa per gli occhi e per il cuore: nei suoi colori e nel suo tatto decorativo c'è una gioia serena, irre. sistibile. Ma — e qui ritroviamo il nostro maestro nella sua missione culturale — Pekáry non è sensibile solo alle cose della sua terra, non respira solo l'aria del paese, della città e della campagna ungherese; gioisce anche alle tiepide brezze italiane, ai villaggi del Mediterraneo; ed è capace di portare un soffio di vento italiano, un raggio di sole italiano in un pae­saggio dell’Ungheria. Pekáry può raccontarci in modo nuovo, con voce italo-ungherese storie di villaggi antichi di pescatori sulle rive del Mar Ligure. Può pescare nel Mediterraneo nuove favole e narrarle con nuovi colori e nuove melodie. Non a caso il suo talento gli è valso trionfi in un campo diverso da quello della pittura, la scenografia: ha avuto riconoscimenti a Roma, Firenze, Vienna, Budapest dove ha curato l'allestimento di opere classiche della musica. lo sono certo che il pubblico italiano lo accoglierà con simpatia pari all’affetto devoto con il quale egli, da più di sei lustri, perennemente giovane, guarda all’Italia, « patria omnium », Terra Santa dell’Arte. Ha compiuto gli studi all'Accademia delle Belle Arti di Budapest. Oltre alla pittura si occupa di incisioni, affreschi, mosaici, arazzi sce­nografia e disegni di costumi per il teatro. Ha eseguito scene e costumi per il Teatro Nazionale di Budapest, per il Teatro delle Arti di Roma, per l’Opera di Roma, per il Maggio Musicale Fiorentino, per il Schiller Theater di Berlino, per il Kungliga Teatern di Stoc­colma, per la Staatsoper di Vienna ecc. Mostre personali: 1931 Galleria Tamás, Budapest - Silbermann Gallery, New York - 1933 Frankel Gallery, Budapest - 1938 Tamás Gallery, Budapest - 1939 Delphic Studio, New York - 1941 Academy of Hungary, Roma - 1942 Galleria degli Artisti Budapest - 1961 Museo Ernst, Budapest - 1965 Galleria Viotti Torino - 1966 Galerie Semiha Huber Zurigo - 1967 Galleria Viotti, Torino. Ha partecipato a numerose rassegne internazionali tra cui: 1934 Trien­nale di Milano - 1935 Brooklyn Museum, New York - 1936 Biennale di Venezia - 1937 Triennale di Milano - 1937 Esposizione Universale di Parigi - 1939 Espo­sizione Universale di New York - 1940 Biennale di Venezia e Triennale di Milano - 1966 Esposizione Ungherese per l'Arte Applicata, Mosca - 1968 Palazzo Durini Milano. « Il mondo dei nai'fs » - 1968 Pittori naì'fs - Galleria Viotti, Torino - 1968 Incontro con i nai'fs - Galleria del Cortile, Novara - Galleria Venezia, Milano Sue opere sono alla Galleria Nazionale d’Ungheria al Museo d'Arte Applicata di Budapest, al Ministero della Cultura Popolare d'Ungheria, a! Ministero dell'Estero d’Ungheria, all’Accademia delle Scienze d'Ungheria, alle città di Székesfehérvár e di Szeged, al College Art Association Permanent Exhibition a New York. Vive e lavora a Budapest. His works are found in the Hungarian National Gallery; in the Museum of Applied Arts of Budapest; at the Ministry of Popular Culture of Hungary; at the Foreign Ministry of Hungary; at the Science Academy of Hungary; at the cities of Székesfehérvár and Szeged; and at the Permanent Exibition of the College Art Association in New York. He lives and works at Budapest. NOZZE " - 1967 cm. 105x74 “IN PARADISO" - 1968 cm. 80x61 ISTVÁN PEKARY è nato a Budapest nel 1905. ISTVÁN PEKARY was born at Budapest in 1905. He accomplished his studies at the Budapest Art Academy. Besides painting he works at etchings, frescoes, mosaics, tapestries, scenery and costume designs for the theatre. He has executed stage and costumes for the National Theatre of Budapest; for the Arts Theatre (Teatro delle Arti) of Rome; for the Opera of Rome; for the May Musical Festival of Florence; for the Schiller Theatre of Berlin; for the Kungliga Theatre of Stocholm; for the State Opera of Vienna etc. Personal Exhibitions: 1931 Tamás Gallery, Budapest. Silbermann Gallery. New York - 1933 Fränkel Gallery Budapest - 1938 Tamás Gallery Budapest - 1939 Delphic Studio New York - 1941 Academy of Hungary, Roma - 1942 Gallery of the Artists, Budapest - 1961 Museum Ernst, Budapest - 1965 Viotti Gallery, Turin - 1966 Semiha Huber Gallery, Zurich - 1967 Viotti Gallery, Turin. He has taken part in many international reviews, among which: 1934 Tri-annual of Milan - 1935 Brooklyn Museum, New York - 1936 Bi-annual of Venice - 1937 Tri-annual of Milan - 1937 Paris Universal Exhibition - 1933 New York Universal Exhibition - 1940 Bi-annual of Venice and Tri-annual of Milan - 1956 Exhibition of Hungarian Applied Arts, Moscow - 1968 Durini Palace Milan, « The World of the Naives » - 1968 Viotti Gallery Turin, « Naive Painters» - 1968 Meeting with «The Naives», Galleria del Cortile Novara - Venice Gallery, Milan.

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