László Bornemisza (Firenze, 1970)

LASZLO BORNEMISZA László Bornemisza è unó dei rappresentanti piú interessanti, e forse quello di personalità più spiccata, della pittura ungherese. Öltre che in patria è conosciuto specialmente in Scandinavia dove negli anni scorsi le sue mostre hanno avuto un grande successo. Lo spirito déllé sue opere si richiama soprattutto alI’arte di Bosch e di Brueghel e la ricchezza di fantasia associativa, che si manifesta negli elementi formali e nelle motivazioni figurali, ne fa l’erede moderno della « verkehrte Welt » di Brueghel. La gioco­­sità frizzante, l’aspra irónia, il puro e infantile mondo fiabesco dei suoi quadri si associano a una critica appassionata e si fanno capire con tanta facilité ehe potremmo annoverare l’autore tra i più grandi moralisti contemporanei. Citando Victor Hugo, « egli créa da un lato il grottesco e l’orribile, dall'altro lato il comico e il gioioso », ma sempre entro i limiti di questi opposti, proporzionandoli secondo le leggi della realtà. Il grottesco è per lui l’interprete di un modo di vedere ehe osser­­va nello stesso tempo il diritto e il rovescio dei fatti e ci présen­ta un mondo ehe, benché pieno di cose fantastiche e strane, non è mai mistico o irreale. Nella « fiera della vanité » brulicano sulla tela i particolari più minuti, con una meticolosité quasi medioevale, qualche volta se­condo le leggi della « fisica » delle arti figurative di Chagall, senza perô assumere il tono d isi 11 uso di Ensor. AI di sopra della scaltrezza intellettuaie, del pio inganno, degli ingenui passi falsi, egli eleva una volta serena e gaia, cosicché la sua critica è piuttosto canzonatoria, piena di sorridente com­­prensione. I suoi personaggi, dal lo sguardo interrogativo e angosciato sotto i cenci sventolanti, si allineano al comando di un vagabondo ehe, dopo aver girata l'Europa e conosciuto i problemi grandi e piccoli del suo tempo, giudica appigliandosi a tutte le ragioni possibili per giustificare le nostre debolezze. György Szabó (Tradotto in Ungheria)

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