József Viktorian Pituk (Casa di Dante, Firenze, 1973)

LORENZO MANFRÈ Di un notevole colorismo le tem­pere e gli olii che completano la mostra. C. R. da «Qui Padova», maggio 1970 DALLA STAMPA ITALIANA: Da qualche mese in Italia per allestire una serie di mostre personali e per dipingere sotto il nostro cielo, József Viktórián Pituk aveva già in partenza, quale scopo precipuo, un soggior­no a Firenze. Esporre poi nella Casa di Dante, rappresenta per Pituk, artista di vasta cultura umanistica, il compiersi qua­si rituale di un sogno lungamente meditato. Nato a Selmecbánya (l’attuale Banskà Stiavnica), tra i Carpazi e il Danubio, József Pituk si trasferì giovanissimo a Budapest per ragioni di studio. Della terra magiara egli sentì profondamente storia, cultura e tradizioni. Dell’Ungheria, questo artista ci porta impressioni piene di calore: quelle significative che riflettono la vita e il lavoro nella campagna danubiana. Sono visioni nelle quali la vigorìa del colore non preclude l’adito a un idillico senso di virgiliana dolcezza. Queste opere alla cui correttezza d’impostazione non nuoce la fecondità della tavolozza che le genera, esalta­no un mondo sviscerato nella sua più verace e palpitante realtà. Sono pagine squillanti di armoniosi e trionfanti effetti luministici, nelle quali lievemente s’insinua il senso mistico della Natura. Parallelamente all’opera pittorica, Pituk presenta il risul­tato di un impegnativo lavoro durato alcuni anni: cinquanta disegni interpretativi della Divina Commedia: essi costitui­scono il suo reverente omaggio all'universalità dell’Alighieri, non meno onorato anche in « quella terra che 'I Danubio riga *> dalla quale l'artista proviene. Sono opere di eccezionale vi­gore drammatico, la cui attuazione presuppone un'altrettan­to eccezionale preparazione culturale ed artistica. L’altra serie grafica, quella dell’Apocalisse, si richiama forse per taluni effetti al Goya, ma questo non deve sviare l’osservatore dalla forte personalità di József Pituk che s’im­pone autorevolmente per la inconfondibile grafia. La linea co­stituita invece dalle « Meditazioni » ci offre un’analisi carica­turale e in qualche caso grottesca delle distorsioni umane, in ogni loro manifestazione: dell’egoismo, dellarrivismo, del­l’indifferenza; e queste figurazioni - dove qualche accenno simbolistico avvalora talvolta lo sviluppo tematico - assumo­no per la loro espressività, valore di lezione morale. Pituk, pittore e grafico, è dotato di suadente forza comuni­cativa; le sue opere, anche per il loro chiaro richiamo a valori sociali ed umani, si lasciano accostare con interesse e sim­patia dal pubblico di ogni paese del mondo. Questa parentesi fiorentina ne sia valida ed augurale conferma. da « Il Resto del Carlino » ed. di Padova, maggio 1973 ... L'opera grafica di Pituk, prima del fatto tecnico perfetto, al servi­zio della intelligenza e della fanta­sia, colpisce con il suo mondo drammaticamente fecondo, librato sulle ali di una dialettica ricca di fermenti e di fremiti... Pituk espri­me eventi, interiori inquietudini, con un linguaggio ricco di simboli sacri, mitici ed epici, che rivelano la ricerca continua di un dialogo eloquentemente comunicativo... Espone alla galleria dell’Enal il pittore J. V. Pituk. Pituk, nelle sue tele, nei suoi di­segni, come nelle sue tempere, a­­scolta religiosamente le voci che salgono dall’anima per le sue for­me che sono in continua muta­zione. Nelle sue opere Pituk intrawe­­de un discorso poetico perché tut­ te ispirate a vita vissuta o ad im­maginazione, che non è altro che poesia... Dal «Gazzettino», giugno 1970 Alla Galleria « llfiore » di Bassa­­no del Grappa, espone il pittore Józ­sef Viktórián Pituk. L’artista, che ha compiuto i suoi studi a Budapest presenta una serie di olii ispirati al­la vita della campagna ungherese... Molto colore e una varietà di sog­getti trattati con profondo senso d’amore per la Natura ci testimo­niano la fecondità di questo pitto­re, che completa la mostra con una preziosa serie di opere grafiche, in particolare una cinquantina di dise­gni interpretativi della Divina Com­media, di intensa drammaticità. MOSTRE PERSONALI 1942 Budapest, Galleria di arte grafica; 1943 Budapest, Antica galleria d’arte; 1956 e 1958 Banskà Stiavnica (Slovacchia); 1956 Budapest, Gallerie « Szinnyei »; 1961, 1965 e 1966 Banskà Stiavnica (Slovacchia); 1967 Budapest, Club dell'Opera; 1967 Budapest, Esposizione di arte sacra; 1968 Budapest, Galleria d'arte di Buda; 1969 Vienna, Galerie ZB (Zentral - Buch­handlung); 1970 Stift Göttweig (Austria): Graphisches Kabinett; 1970 Padova, Galleria « Enal »; 1970 Bassano del Grappa, Galleria « Pick »; 1970 Austria, St. Pölten Hippolythaus; 1971 Budapest « Fáklya-Klub »; * 1972 Grado, Hotel Colussi; 1973 Grado, Galleria « Palazzo Medici »; 1973 Bassano del Grappa, Galleria II fiore ».

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