Szinke Ferenc (Provincia di Pesaro e Urbino, 1973)

Per me una mostra significa sempre un resocbnto di grande responsabilité. In tali oceasioni soltanto le opere possono vivere una vita autonoma. Questo resoconto è specialmente delizioso per il creatore, se con quello intende restituire il suo debito. Italia per me ha significato sempre il mondo degli avvenimenti ehe hanno una forza ispiratoria, lo significa anch’oggi, e questo mondo d’ispirazione puö chiedere da me la gioia di far gioia. II mio mondo creato è nutrito prima di tutto dalla pura sorgente delle forme dell’arte popolare, ma l’incanto meraviglioso dell’ltalia mi ha impres­­sionato altrettanto. Vivere la prova di fuoco dell’impossibilità, superare ogni giorno i travagli dell'auto-espressione, fare una sorgente Candida degli avvenimenti accumulati in noi, perché il mondo diventi più ricco. lo vivo in quest’inseguimento dell’arcobaleno e chi sa se riuscirö a rag­­giungere I’impossibile? La base dell’arcobaleno sta sempre sull'altra col­lina, e adesso le mie opere parlano di questa collina, chiedo Loro di ri­­ceverle con affetto. Ci sono pochi artisti, in oui l’obiettivo valido per tutta la vita e le forme dell’attività ehe determinano il lavoro futuro, diventano consci già presto, nel tempo della gioventù. Ma ci sono ancor in meno coloro ehe avendo scelto già con l’intelletto più maturo, avessero raggiunto tutto a secondo i loro desideri. Le vie indirette, i vicoli ciechi e spesso i sentieri ehe tor­­nano indietro, hanno espulso la voglia di agire nei cantucci più segreti dell’anima ed hanno reso impossibili i sublimi progetti dell’auto-realiz­­zazione sognata alla partenza. Soltanto con l’aiuto della volonté, della stima della professione scelta, della comprensione del nostro ambiente e prima di tutto del talento pos­­siamo arrivare al giorno, cui prodotto giustifica e testimonia tutte le cose del passato. E gettando da qui uno sguardo indietro, segnalano soltanto i punti di vista sempre nuovi dell’esperienza, degli atteggiamenti umani osservati strada facendo e quelIi della comprensione e riconoscimento del mondo, dove fosse arrivato il viaggiatore. E’ artista colui ehe dopo la via fatta sa corne proseguirla, il compito deM'uomo è l’assoluzione della doleanza sofferta e dei travagli ehe distruggono anche la consapevolezza del proprio valore; e la confessione deli ’artista che parla da uomo deve essere soltanto la rappresentazione della verità ehe contiene ambedue le cose. Naturalmente le esperienze determinano l’interesse. Anche Ferenc Czinke è predestinato ad attaccarsi con le scale più vaste della sensibilité agli uomini semplici della vita quotidiana. Sülle sue grafiche si sente la ricerca movimentata ehe orienta la sua curiosité. Doveva osservare moite cose per poterne scoprire i segreti; doveva scegliere tra momenti e sostanza e nella fase durata un decennio del suo sviluppo artistico doveva vivere consapevolmente un secolo. Soltanto in questo modo puö parlare con una validité generale su di noi e per noi. La prima volta ci siamo accorti del le sue opere, quando la preparazione professional obbligata ed onesta ha significato soltanto una base, ma su questa base l’artista ha scoperto un mondo. Allora ci siamo rallegrati insieme con lui all’arte popolare rievocata. Ha reso moderne le forme di manifestazione dell’atteggiamento e anche quelle di forma delle «Sfilate Kisze». /=Tradizione popolare ungherese, festa della primavera, nel cui corso i giovani bruciano un fantoccio di paglia, simbolo dell'inverno/. Ci piaceva, perché ci ha fatto piacere e comprendere la pompa solenne della fidanzata di provincia, cui immagine rievoca bellezze naturali ed abbiamo guardato commoventi «il panettone di gioia» incantato sulla no­stra tavola con la forza dell’arte. Quello non era un adattamento esteriore, ma il primo passo per l’identificarsi. E’ un fatto ehe alla nascita di queste opere l'artista s’interessava delle pompe solenni ehe impressionano tutti gli spettatori. Cio è dimostrato anche dal fatto che occupandosi di altri argomenti che derivavano dal suo impegno, le sue opere qualche volta sono diventate patetiche. Una nuova tappa della sua arte era la scoperta dell'estetica dei giorni feriali degli uomini che portavano abito da festa. Ha scoperto la forza e le leggi del ritmo del lavoro, della bellezza, degli strumenti e del carattere della materia da elaborare. Ha creato un mito, il mito della bellezza. L’uomo che è apparso suIle sue grafiche, era una parte della natura e la riproduzione sulla carta di una colombaia di bel la venatura si è trasformata in icona. Ma il suo panteismo non era mai décadente, l'artista ha raggiato sempre la fede deM’uomo creatore. Ferenc Czinke ha considerato il lavoro principio di base della vita. Questa sua ars poetica naturalmente ha condotto ai risultati più nuovi. Nella nostra arte odierna ci sono pochi che sentano in taie misura la forza d'ispirazione delI’arte popolare - rispetto al contenuto - corne lo sente Ferenc Czinke. Il fattore decisivo non vi è più la bellezza particolare della festa, del lo strumento o della stima professionale, ma l'attualità che puö nascere dalle tradizioni. Parla sul suo proprio tono, con ritmo e forma suoi, ma nelle sue opere c’è la voglia di giustizia delle fiabe, l’incanto ritmico della semplicità del canto popolare e la classica cultura della visione del mondo popolare appropriata nella scuola della natura. L’artista créa le sue Sinfonie moderne anche per l’uomo del XX secolo adoperando suoni di base: rievocando il fruscîo della sorgente cristallina parla del mormorlo del mare. La semplicità ci assume un nuovo senso, le grafiche parlano in un tono naturale sui problemi urgenti dei nostri giorni. Ferenc Czinke è veramente un artista impegnato, dato che lavora onestamente ed esigendo la purezza, facendo valere la verità; e ha fiducia nella forza libératrice dell'arte. u a^/

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