Acta Historiae Artium 3. (1956)

1956 / 1-4. szám - J. Balogh: La capella Bakócz di Esztergom

LA CAPPELLA BAKÓCZ DI ESZTERGOM Lotta fino alla battaglia di Mohács. Nè la corrente del Rinascimento si sta affievolendo : anzi, va rafforzandosi e diffondendosi sempre di più. Le arti sono in piena fioritura in tutto il paese. In tale corrente una parte notevole spetta proprio al Bakócz. Quello che è di veramente positivo nella sua vita, accanto о malgrado i molti aspetti nega­tivi, si manifesta proprio nel piano culturale­­artistico, ed è dovuto all’esempio e alle tradizioni di Mattia Corvino. È da qui che trae origine la sua cultura umanistica, la sua passione per il Rinascimento e le sue velleità edilizie. Le tendenze mecenatistiche, l’intuito artistico e il sicuro giu­dizio qualitativo che lo caratterizzano si svilup­parono appunto alla corte di Buda. Anche l’ori­gine della cappella potrà essere compresa se pro­spettata in questo quadro : questo capolavoro è sorto infatti sulle basi corviniane e non è che la diretta continuazione e il compimento del Rinasci­mento dell’epoca di Mattia. Con l’aiuto dei dati storici possiamo fino a un certo punto seguire anche lo sviluppo delle velleità mecenatistiche del Bakócz. Ebbe molto presto contatto con l’arte italiana : negli anni della gio­vinezza, mentre studiava alle università di Bologna e di Ferrara. Quella volta avrà certamente visitato anche altre città italiane comprese nel suo itine­rario, specialmente Venezia, e questo fatto contribuì molto ad allargare il suo orizzonte. Seguiva poi il lungo soggiorno a Buda, proprio negli anni intorno al 1480, la fase più decisiva del regno di Mattia, quando egli potè osservare di anno in anno il graduale sviluppo del Rinascimento a Buda. Più tardi, da vecchio, si trovò un’altra volta in Italia : nel 1512-13, attraverso Ancona e Loreto giunse fino a Roma dove gli ambienti della corte papale, volendo fargli cosa grata — doveva essere nota la passione del cardinale per l’arte — gli fecero vedere le statue antiche nuovamente scoperte : il gruppo rappresentante la divinità fluviale del Tevere e l’Arianna detta Cleopatra.8 Nonostante le dirette impressioni italiane, certi indizi rivelano tuttavia che l’influenza più forte e decisiva gli sia venuta in primo luogo dal suo soggiorno a Buda : infatti, sebbene avesse studiato a Bologna e a Ferrara e avesse avuto contatti diretti con Venezia e Roma, la sua attività di mecenate fu determinata e guidata dall’indirizzo toscano-fiorentino. In ciò il Bakócz seguiva il suo modello Mattia, volendo proseguire l’opera iniziata dal grande sovrano mecenate a Buda. E Mattia, da parte sua, aveva attinto con intuito felice alla fonte più pura del Rinascimento : a Firenze. Il suo palazzo a Buda era di schietto stile toscano e determinò lo sviluppo di tutta l’arte del Rinascimento ungherese.9 Le costruzioni di Bakócz si collegavano a queste tradizioni to­scano-fiorentine dando loro in ulteriore sviluppo e in modo veramente principesco, degno delle aspi­razioni, della ricchezza e potenza dell’autore. I dati finora venuti alla luce rivelano che Tom­maso Bakócz iniziò la sua attività mecenatistica mentre era vescovo di Eger (1492 — 97), facendo costruire nella nuova abside della cattedrale, ornata di deambulatorio e di cappelle radiali, la cappella centrale.1,1 Più tardi, a Esztergom, città dal glorioso passato (fig. 8.) e sua sede arcivesco­vile, le sue tendenze mecenatistiche si svilupparono in tutta la loro pienezza e ricchezza. Con l’inde­bolimento del potere reale, il governo supremo passò nelle mani del Bakócz non solo nel campo politico, ma anche in quello dell’arte. Esztergom divenne il vero e proprio centro artistico del paese e la sua influenza si fece sentire in molte parti. Appena insediatosi nella nuova residenza, il Bakócz Fig. 3. Sigillo di Tommaso Bakócz. 1513—1515. Budapest, Archivio diStato. DI. 22728. (6 novembre 1515). 1*

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