Berzeviczy Albert: Gli esuli ungheresi in Italia nella seconda meta del secolo XIX. (Budapest, 1932)

2 Alberto Berzevichy zialmente di abboccarsi con i politici liberali di Milano e di Roma. Verso la fine del 1848 troviamo lo Splényi già a Torino, ufficial­mente riconosciuto come unico rappresentante dell’Ungheria rivolu­zionaria, ed egli si mette in contatto anche con Gioberti, che aveva vasti disegni per un’alleanza difensiva ed offensiva fra il Piemonte e l’Ungheria. Ma nella primavera del 1819 il governo rivoluzionario ungherese inviò lo Splényi a Costantinopoli. Missione analoga era stata affidata a Giovanni Bratich, incaricato d’affari d’Ungheria presso la Repubblica di Venezia, che conchiuse un’alleanza difensiva ed offensiva fra l’Ungheria e Venezia, la quale rimase senza risul­tati pratici, pur avendo il tenente Winkler cominciato ad organiz­zare una Legione ungherese a Venezia. Nello stesso tempo comparisce la prima volta sul suolo italiano Stefano Tiirr, il quale trovandosi come tenente col suo reggimento nelle provincie italiane dell’Austria, la notte del 19 gennaio 1849 passò il Ticino che separava la Lombardia austriaca dal Piemonte e, come altri suoi compatriotti, si unì alle truppe piemontesi. Nomina­to tenente nell’esercito sardo, il Tfirr ebbe l’incarico di organizzare una Legione con gli Ungheresi che abbandonavano numerosi le file austriache. Ma la sconfitta di Novara mise ben presto fine a questa impresa, e la convenzione seguita alla guerra stabiliva che la Legio­ne ungherese e quella polacca fossero sciolte, e che i legionari potes­sero far ritorno in patria con un’amnistia generale. Pochi si fidarono di questa promessa di perdono, ed i più, guidati da Tfirr, andarono nel Granducato di Baden per servirvi la causa della libertà. Il 21 di settembre dell’anno 1851 segna una data memorabile nella storia dei rapporti italo-ungheresi : è il giorno in cui Lodovico Kossuth, lasciata la cittadina di Kiutahia nell’Asia Minore, dove era stato confinato un anno e mezzo, sbarca dal piroscafo americano « Missisipi » alla Spezia. Egli era stato invitato ad andare in Ame­rica dagli Stati Uniti, ed aveva anche promesso di andarvi, ma du­rante il viaggio egli cambiò disegno e decise di visitare prima l’Ita­lia, attraversare poi la Francia ed organizzare un viaggio di propa­ganda anche in Inghilterra. Di tutti questi disegni egli potè manda­re ad effetto soltanto l’ultimo, perchè il Governo piemontese e quel­lo di Francia non gli permisero di soffermarsi nei rispettivi Stati. A Spezia egli! dovette andare in quarantena e non gli fu concesso di entrare in città. Ma queste circostanze non poterono impedire al popolo italiano di manifestare tutto l’entusiasmo che sentiva per l'esule eroe della libertà : sulle alture che chiudono Spezia furono

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