Acta Historiae Artium 3. (1956)

1956 / 1-4. szám - J. Balogh: La capella Bakócz di Esztergom

LA CAPPELLA BAKÓCZ DI ESZTERGOM J. Balogh La Cappella Bakócz1 di Esztergom, fin quasi dal momento della sua costruzione, fu per tutti oggetto di ammirazione e di meraviglia. Tutti gli scritti che ne fanno menzione hanno parole di elogio per l’incomparabile bellezza dell’opera, rico­nosciuta e ammessa senza discussioni da tutti, in tutti i tempi. I contemporanei ne erano affascinati non meno degli scrittori posteriori ; il turco de­vastatore s’inchinò davanti ad essa così come il mecenate, innovatore senza riguardi, dell’età baroc­ca. Con tutti i cambiamenti che lo stile ed il gusto hanno subito attraverso i secoli, nessuno s’è mai sognato di demolirla, di trasformarla о ricostruirla. Come se, nella storia singolare della cappella, si fossero avverate le parole di Leon Battista Alberti2 : «Nulla re tutum aeque ab hominum iniuria atque illesum futurum opus : quam forme dignitate ac venustate».3 I La cappella Bakócz appare nel nostro Paese, nel primo decennio del sec. XYI, come un perfetto capolavoro del Rinascimento. Ma tale apparizione non è affatto casuale. Da circa 30—40 anni ormai erano in corso nel regno varie costruzioni rinasci­mentali. Nella seconda metà del sec. XY, dopo iniziative sporadiche, il re Mattia Hunyadi (1458— 1490), di cultura umanista, cercava sistematica­­mente di trapiantare in Ungheria il rinascimento italiano. Antonio Bonfini, suo storiografo di corte, lo esalta a buon diritto come colui che ha rivelato «l’architettura antica» cioè il Rinascimento (priscam architecturam in lucem revocasti). Promuovendo l’arte rinascimentale, Mattia ha dato l’avviamento e ha additato la strada da seguire alla vita artistica del suo paese. Le costruzioni in stile rinascimento da lui promosse a Buda, a Yisegrád, a Tata e altrove, hanno avuto un’influenza decisiva in tutto il regno. Con l’istituzione poi della bottega dei tagliapietre a Buda, ha creato anche le basi pratiche per far attecchire il Rinascimento in Ungheria. È da Buda che i tagliapietre italiani si diffusero in tutto il paese. Ed è qui che i maestri locali conobbero e assimilarono le nuove forme dell’arte italiana propagandole poi anche nelle regioni più lontane. Fu così che i prelati e l’alta nobiltà, legati alla cultura della corte, adottarono, fin dai tempi di Mattia, nelle costruzioni promosse nelle proprie sedi e nei propri castelli, lo stile del Rinascimento. Esztergom, Vác, Nógrád, Bács, Pécs, Kassa (Ko­­sice), Nyírbátor, e, nella lontana Transilvania Gyalu, Gyulafehérvár, sono altrettante tappe della diffusione del Rinascimento. Verso il 1500, sul territorio del nostro paese sorgevano già creazioni cospicue dell’architettura rinascimentale, la quale, con la ricchezza delle sue forme serene e armoniose conquistò larghi territori. È con tali precedenti Fig. 1. Medaglia di Tommaso Bakócz. Opera di un artista italiano, inizio del sec. XYI. 1 Acta Hiatoriae Artiuni 1 II I 1

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