Acta Historiae Artium 3. (1956)

1956 / 1-4. szám - J. Balogh: La capella Bakócz di Esztergom

.T. BALOGH e in tali circostanze che avvenne la fondazione della cappella Bakócz. La storia della cappella ha inizio con la figura di Tommaso Bakócz4, suo mecenate о «autore», secondo il termine espressivo di allora. Personalità fuori del comune, Bakócz era dotato di molta energia e ambizione, di fine perspicacia e di capacità di dirigente. La medaglia5 fatta di lui (fig. 1.) da maestro italiano, inette in evidenza i lineamenti energici, e il corpo largo, tozzo del Bakócz, dando così un idea del peso della sua personalità. Straor­dinaria fu anche la sua carriera ; la sua vita (circa 1442—1521) e la sua attività di mecenate si ele­varono attraverso gravi contrasti fino alle pili alte vette raggiungibili. Figlio di servi della gleba, ebbe tuttavia, grazie all’appoggio del fratello maggiore Valentino, prevosto di Titel, un’ottima educazione alle università di Cracovia (1463 — 64), di Bologna (146o) e di Ferrara.6 Fin dall’inizio, la sua carriera si era bipartita in due direzioni opposte : in quella ecclesiastica e in quella politica. Esordì nella prima negli anni dopo il 1470 nella corte del veronese Gabriele Rangoni vescovo di Transilvania e can­celliere reale (1476 —1480), continuò come prevosto di Titel (1480) e dopo aver occupato le sedi vesco­vili di Győr (1486) e di Eger (1492) salì a quella arcivescovile di Esztergom (1497), ottenendo in seguito anche il cappello cardinalizio (1500) e poi il titolo di patriarca di Costantinopoli (1507). Nel 1513, dopo la morte del pontefice Giulio II, fu persino designato al trono papale. Nel 1513, infine, il papa Leone X. lo nominò «legátus de latere» con giurisdizione estesa su tutta l’Europa settentrio­nale e orientale. La sua carriera politica ebbe inizio, contemporaneamente a quella ecclesiastica e nel posto migliore : nella corte cioè di re Mattia. Lavorò nella cancelleria regia, ricoprendo prima cariche minori, poi dal 1480 come segretario e infine come consigliere del re (1489). Ai tempi di Vladislao II (1490—1516) e di Luigi II tenne, fino alla morte (1521), la carica di cancelliere segreto (secretarius cancellarius, autunno 1490) rispettiva­mente quella di cancelliere generale segreto (sum­­mus et secretarius cancellarius, 1491).7 Nel frattem­po, con fortunate operazioni di politica latifondia­ria, era riuscito ad accumulare una grande ricchezza. Da una parte questa sua ricchezza favolosa e dall’altra la carica di cancelliere gli assicurarono un potere straordinario. Invece del sovrano, debole, fu in realtà il Bakócz a tenere per decenni le redini del governo. Tale splendida carriera non mancava però ili aspetti meno luminosi. L’attività politica e l’affarismo del Bakócz attirarono varie volte le critiche dei contemporanei e della storiografia moderna. Le condizioni del paese in questo periodo, all’ini­zio cioè del sec. XVI, rivelano una piena decadenza e un dissolvimento sia nel campo politico-sociale che in quello economico. Se qualcosa di positivo continua a sopravvivere è lo stato e la civiltà rinascimentale di re Mattia : anche se storica­mente tutto ciò appartiene al passato, nei suoi effetti fa anche parte del presente sia virtual­mente, come tradizione e forza ispiratrice del grande modello, sia come continuità anche personale. Si può documentare infatti che la maggior parte dei mecenati dell’epoca degli Jagelloni ricevette la sua educazione alla corte di Mattia. Si deve a questa circostanza se l’indirizzo artistico-culturale non subirà alterazioni, ma seguirà una linea ininter- Fig. 2. Figura inginocchiata di Tommaso Bakócz sull’al* tare di marmo della cappella. — Bassorilievo di Andrea Ferrucci. 1519. (La testa è moderna).

Next